L’esperanto in Valle Pesio
Dalla giornata di studi organizzata dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri a Bordighera il 23 ottobre scorso, pubblichiamo qui l’eccezionale documento da cui il nostro presidente prof. Fabrizio A. Pennacchietti ha tratto spunto per il suo intevento su “Origine dell’esperanto e sua diffusione nell’Italia nord-occidentale con particolare riferimento alla Liguria”. Clarence Bicknell, eclettico studioso inglese di botanica, archeologia e botanica ma anche grande promotore dell’esperanto, pubblicò quest’articolo già nel 1899 sulla rivista esperantista Esperantaj Prozaĵoj.
LA VALLE PIEMONTESE DEL PESIO
Clarence Bicknell (1842-1918)
S. Bartolomeo di Chiusa Pesio, 14 luglio 1899
Chi cercasse in alta montagna una località tranquilla dove trascorrere le vacanze, non ancora frequentata da comitive e da folle di gitanti – un luogo veramente riposante, dove non ci si debba cambiare tenuta molte volte al giorno né agghindarsi per la cena, né far pettegolezzi nella hall dell’albergo – dove non si è molestati da venditori di corallo, tessuti di seta, oggetti di cristallo ecc., costui dovrebbe attraversare le montagne a sud della Alpi svizzere. La Svizzera, con i suoi ineguagliabili ghiacciai e paesaggi innevati, con i suoi maestosi panorami montani, è e resterà sempre il più bello dei paesi di vacanza dell’Europa, sebbene i grandi alberghi svizzeri abbiano fatto di tutto per rendere ancora più attraenti villaggi come Zermatt, Saas-Fee ed altri, che un tempo erano placidi e tranquilli: dappertutto vi si trova qualcuno che a pagamento vi vuol far vedere camosci o ascoltare la eco o che vi propone souvenirs e dove ogni locale, rumoroso e costoso, è colmo di stranieri. Gli svizzeri di una certa età, che ricordano il paese della loro gioventù e che non vedono con favore l’annuale affluenza di turisti che pure comporta sperabili introiti, sentono che per loro la Svizzera è perduta e possono rivederla così come era solo visitando il versante italiano delle Alpi.
Moltissimi paesi posti a sud, ai piedi del Monte Rosa, del Monviso e altrove, sono ancora intatti. Chi scrive queste righe trascorre l’estate in Val Pesio, che è una delle tante valli nelle vicinanze della città di Cuneo. Qui c’è un paesino chiamato San Bartolomeo, con un buon albergo, pulito e semplice, i cui proprietari sono straordinariamente gentili e onesti. Sebbene l’altezza non superi gli 800 metri sul livello del mare, questa valle, rivolta verso il nord, è fresca. La strada che scende in pianura lungo l’impetuoso torrente Pesio, si apre tra declivi erbosi e fioriti e sotto viali di vecchi castagni; dappertutto sulle colline al di sopra del paese si estendono meravigliosi castagneti; poi, più in alto, boschetti di faggi e di noccioli; e, ancora più su, pascoli montani o cime aguzze e rocciose, che, allietate da mille specie di fiori alpini, si levano fino a 2.000 metri. Nella lontana sommità della valle i monti raggiungono i 2.600 metri; là per tutto l’anno resta un bel po’ di neve; gli alpinisti che amano le ascese più difficili non possono dirsi scontenti né i collezionisti di piante, farfalle, insetti o conchiglie, che vi trovano molte specie rare.
Gli abitanti di San Bartolomeo sono laboriosi. Gli uomini sono sempre occupati col taglio e la raccolta del fieno, oppure dalle montagne trasportano a valle carbone e legna da ardere. Le loro mogli con i bambini vanno alla ricerca di arnica, aconito e altre piante medicinali, oppure raccolgono fragole e funghi, grazie a cui la valle gode di ottima reputazione e che, a quanto si dice, ogni anno procurano loro il guadagno di 10.000 franchi.
Ma San Bartolomeo non è l’unica località della valle in cui si possa villeggiare: non lontano, a circa 3 km di là, c’è un grande e buon albergo, “La Certosa di Pesio”, che un tempo era un monastero. I suoi freschi cortili e gli ombrosi giardini lungo il torrente sono molto gradevoli. Attorno vi abbondano sorgenti di acqua refrigerante e i vicini boschetti sono tappezzati di mughetti, gigli ed altri fiori. Qui giungono pittori, fotografi dilettanti, studiosi di scienze naturali e persone che non desiderano altro che tranquillità, riposo e l’occasione di ristabilirsi in salute. Ovviamente la maggior parte di loro sono italiani; di solito però vi è pure qualche straniero.
In breve, chi scrive non può fare a meno di raccomandare questa ed altre valli vicine di questo settore delle Alpi Marittime. Esse superano le restanti valli alpine per due ragioni: in primo luogo, il tempo in questa regione è sempre molto bello; le piogge e la nebbia vi sono rare; una volta alla settimana può capitare che venga giù un breve acquazzone accompagnato da tuoni e fulmini, ma gli altri giorni sono bellissimi; – in secondo luogo, dalla cima di ogni altura si gode una vista incomparabile. Lo sguardo abbraccia per intero la ricca e fertile pianura del Piemonte e distingue nitidamente il lungo arco di montagne innevate che vanno dal Monviso al Cervino e molto oltre, le cui vette ogni giorno spiccano scintillanti sotto un cielo meridionale privo di nuvole.
(Tradotto da Fabrizio A. Pennacchietti, novembre 2010)